Sui patti prematrimoniali, qualora arrivasse l’ok del Parlamento, c’è ancora molto da fare. In ogni caso la stipulazione di tali accordi dovrà essere il frutto di una scelta volontaria, anche se una volta sottoscritti, avranno efficacia obbligatoria. I contratti prematrimoniali inoltre dovranno essere stipulati per atto pubblico con incontro o firma sotto pena di nullità e alla presenza dei testimoni.
Secondo la gran parte degli avvocati gli accordi prematrimoniali rappresentano una necessità poiché consentirebbero una migliore gestione dalla fine del rapporto, specialmente in fase di divorzio. Per questo motivo auspicano che possano entrare in vigore a partire dal 2020. Quel che è certo è che attualmente sono ancora ritenuti nulli.
La Proposta di Legge per accordi prematrimoniali in Italia
Gli accordi prematrimoniali, come è oramai noto a tutti, non sono previsti nel nostro ordinamento, ma un Ddl per la riforma del Codice civile, che, di fatto, ne prevede l’introduzione, è ora all’attento esame del Senato. Il disegno di legge delega è stato presentato dalla Presidenza del Consiglio e andrebbe a colmare un’esigenza sempre più avvertita a livello sociale: avere la possibilità di regolare i rapporti personali e soprattutto quelli patrimoniali in previsione di un’eventuale crisi del rapporto, al fine di evitare le classiche beghe e recriminazioni che spesso avvelenano la fine di un’unione. Cosa dice il Ddl?
Come si legge all’art. 20 lettera b del disegno di legge delega, il Governo, in caso di approvazione del testo, sarà delegato ad adottare uno o più criteri legislativi per la revisione e integrazione del Codice civile, al fine di «consentire la stipulazione tra i nubendi, tra i coniugi, tra le parti di una programmata o attuata unione civile, di accordi, in forma di atto pubblico o scrittura privata autenticata, aventi efficacia obbligatoria, intesi a regolare tra loro, nel rispetto delle norme imperative, dei diritti fondamentali della persona umana, dell’ordine pubblico e del buon costume, i rapporti personali e quelli patrimoniali e i criteri per l’educazione dei figli». Ma cosa significa in termini pratici? Con l’introduzione dei contratti prematrimoniali i coniugi, i nubendi o le parti di un’unione civile, avranno la possibilità di disciplinare i rapporti personali e soprattutto quelli patrimoniali in previsione di un’eventuale crisi del rapporto, ma anche di stabilire i criteri per l’indirizzo della vita familiare e per l’educazione dei figli. Secondo l’intento del legislatore, tali accordi verrebbero a colmare una lacuna del nostro ordinamento, come dimostrano anche i ripetuti interventi giurisprudenziali chiamati a occuparsi di patti stipulati dai nubendi o dai coniugi per regolare gli effetti, soprattutto patrimoniali, ma non solo, dell’eventuale futura crisi del rapporto o della crisi in atto, una vera e propria escursione giuridica.